SOSPETTI UN MALASSORBIMENTO? ECCO UN TEST CHE TI PUÒ AIUTARE

da | Ago 17, 2023 | Uncategorized | 0 commenti

Alcune patologie del sistema gastrointestinale come celiachia, malattie infiammatorie intestinali, sindrome del colon irritabile e SIBO sono caratterizzate spesso da un danno dell’epitelio intestinale che si associa a carenze enzimatiche, cattiva digestione e malassorbimento con rischi per la salute come perdita di peso, carenze nutrizionali, steatorrea, stanchezza, calo delle prestazioni fisiche e mentali. Per diagnosticare i segni di una ridotta digestione e malassorbimento può essere utile un test dei marcatori digestivi sulle feci. Ecco cosa può misurare:

  • COLORE, ODORE, CONSISTENZA, FORMA, ASPETTO
  • Variazioni di colore dovute a patologie:
  • Marrone chiaro (feci fermentate),
  • Gialle o Diarrea (incompleta digestione dei grassi, lucide, untuose),
  • Marrone scuro (feci ipercoliche o stipsi),
  • Bianche-Grigio (in caso di ostruzioni biliari),
  • Nero (in caso di emorragie dell’alto tratto gastrointestinale),
  • Rosso (in caso di sangue vivo dovuto ad emorragie del basso tratto intestinale o del retto, emorroidi).
  • pH 6.80-7.00 (condizioni normali, ottimali, adeguato equilibrio acido-base nel colon; può variare in rapporto dell’età ed all’alimentazione)
  • NOTA: Variazioni di pH in condizioni patologiche e/o dovute dal tipo di dieta assunta
  • pH 4.20-5.00 (diarrea, processi fermentativi, insufficienza biliare, notevoli quantità di amido non digerito, malassorbimento amidi, demolizione fermentativa)
  • pH 5.00-5.80 (disturbi motori del ceco, maldigestione, aumento grassi)
  • pH 5.80-6.60 (aumento quota di fibre, cellulosa e amidi)
  • pH 6.60-7.40 (condizioni normali, 1-2 SD possono giustificare una correlazione clinica anche se all’interno del campo di riferimento “normale”.)
  • pH 7.40-8.20 (dieta ricca in proteine e povera di fibre.)
  • pH 8.20-9.00 (inizio processi disbiotici putrefattivi, tempo di transito aumentato, aumento dieta proteica.)
  • pH 9.00-9.80 (processi putrefattivi, dieta prevalente proteica, aumento velocità flusso biliare, ipocloridria)
  • ELASTASI. L’elastasi è un enzima digestivo secreto esclusivamente dal pancreas Ed è un buon indicatore della produzione pancreatica degli altri enzimi digestivi amilasi, lipasi e tripsina. Questi marcatori danno un’idea della nostra capacità digestiva. L’ Elastasi Pancreatica è un enzima prodotto dalla ghiandola pancreatica. Valori bassi o molto bassi possono ipotizzare varie anomalie tra cui insufficienza pancreatica, alterazione dei parametri del riassorbimento osseo, alterazione dei parametri metabolismo glucosio e insulina, Overgrowth batterico del piccolo intestino, celiachia e parassitosi)
  • La Chimotripsina è un enzima prodotto dalla ghiandola pancreatica. Valori bassi: si possono ipotizzare varie anomalie tra cui insufficienza pancreatica, ipocloridrosi, aumento dei tempi del transito digestivo. Nei casi in cui i Valori alti: casi di diarrea, con sospetto di Overgrowth batterico del piccolo intestino, intolleranza al lattosio, intolleranze alimentari, celiachia e parassitosi. La valutazione dell’attività di questo enzima va anche correlato con i livelli dell’Elastasi Pancreatica 1 Fecale
  • GRASSO FECALE. Il grasso fecale viene utilizzato per valutare la cattiva digestione dei grassi, il malassorbimento dei grassi e per rilevare la steatorrea. Idealmente, il grasso dovrebbe essere assorbito e non essere escreto a livelli elevati nelle feci. L’indigestione dopo aver mangiato pasti grassi e feci pallide e galleggianti possono essere segni di digestione o assorbimento non ottimale dei grassi. Un aumento di grassi nelle feci si può riscontrare in diete iperlipidiche, anomalie digestive e riassorbimento di grassi. Un aumento patologico dei grassi neutri, di norma bassi o assenti, può essere indice di scarsa secrezione di bile e succhi pancreatici come nei casi di insufficienza biliare o pancreatica, pancreatite cronica e di alcuni tipi di ittero. L’aspetto delle feci risulta chiaro, lucido, brillante; le feci sono untuose e dall’odore rancido.
  • AMIDI. L’esame microscopico delle feci è di fondamentale importanza nella valutazione microscopica, macroscopica e morfologica della digestione degli alimenti. Nel caso della digestione
  • degli alimenti che contengo amidi (patata, manioca, cereali, farina, pane, pasta, riso, legumi, banana, carota, prugna, ecc..), che sono degli zuccheri complessi, non solo è utile osservare la
  • presenza delle particelle ma valutare lo stadio della digestione attraverso opportune colorazioni. Una adeguata digestione e assorbimento degli amidi che normalmente vengono scissi in
  • zuccheri più semplici, chiamati disaccaridi e dopo una ulteriore digestione in monosaccaridi che sono ottime sostanze nutritive, non si dovrebbero ritrovare. Nel caso in cui invece si evidenzia la
  • presenza di alcune particelle, un aumento o un numero considerevole di particelle di amidi si può sospettare una inadeguata secrezione di ptlialina salivare, di amilasi pancreatica, e
  • notevole acidificazione del succo gastrico (pH <6,00)
  • FIBRE MUSCOLARI. Sono un indicatore di digestione incompleta. Gonfiore, flatulenza, sensazione di “pienezza” possono essere associati all’aumento della fibra muscolare.
  • NOTA: Variazioni di presenza dovute alle diverse fasi digestive e condizioni patologiche:
  • Fibre muscolari (condizioni normali dopo pasto carneo; scarsa quantità, fibre isolate, piccole dimensioni )
  • Fibre carnee (aumento miste a tessuto connettivo; probabile insufficienza gastrica)
  • Tessuto connettivo (aumento disgregazione probabile insufficienza gastrica)
  • Muco digestivo misto (notevole insufficienza gastrica, ipocloridria, aumento velocità transito intestinale)
  • NOTA: Una adeguata digestione e assorbimento delle proteine dalla dieta (carne o pesce) normalmente non evidenzia particelle nel campione. Nel caso in cui invece si evidenziano
  • particelle con una certa frequenza, di natura complessa e maldigerite si può sospettare una ipocloridria, masticazione inadeguata, insufficienza dei sali biliari. In questi casi si consiglia di valutare il
  • dosaggio della Chimotripsina
  • FIBRE VEGETALI. Possono essere indicative di una masticazione inadeguata o di un’alimentazione “di corsa”
  • Membrane vegetali (inadeguata secrezione enzimi)
  • Cellule vegetali (scarsa flora batterica, inadeguata digestione)
  • Peli vegetali (scarsa flora batterica, inadeguata digestione)
  • Fibre vegetali (non digerito, inizio digestione)
  • Cellule petrose di frutta (digestione frutta inadeguata, processi fermentativi)
  • NOTA: Una adeguata digestione e assorbimento della fibra vegetale nella dieta normalmente evidenzia nessuna o pochissima presenza di particelle nel campione. Nel caso in cui invece si
  • evidenzia un aumento o un numero considerevole di particelle di fibra vegetale si può sospettare una ipocloridria, masticazione inadeguata, insufficienza dei sali biliari. In questi casi si
  • consiglia di valutare il dosaggio della Chimotripsina Fecale, Elastasi Pancreatica Fecale e misurazione del pH del campione che nei valori misurati alti, cioè alcalino (pH >7,50), è indicativo di
  • ipocloridria e inadeguata attività gastrica.
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  • LATTOFERRINA. La lattoferrina viene utilizzata per rilevare l’infiammazione nell’intestino. L’infiammazione intestinale è associata ad alcune infezioni batteriche e alla malattia infiammatoria intestinale (IBD) è associata all’attività e alla gravità della malattia. Questo marker può aiutare a distinguere tra IBD e disturbi non infiammatori e per monitorare l’attività della malattia IBD
  • CALPROTECTINA. La calprotectina viene rilasciata dalla mucosa intestinale nelle feci nell’infiammazione intestinale. I livelli di calprotectina possono essere utili per differenziare la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) dalla malattia infiammatoria intestinale (IBD)
  • IgA. Le IgA secretorie fecali (sIgA) sono una classe di anticorpi prodotti e secreti dal tessuto mucoso e rappresenta la prima linea di difesa della mucosa gastrointestinale ed è centrale per la normale funzione del tratto digerente come barriera immunitaria. È un marker dell’immunità intestinale ed è importante per la tolleranza immunitaria generale sia agli alimenti che agli organismi intestinali. Aiuta a proteggere l’epitelio intestinale da agenti patogeni e tossine. Livelli elevati di sIgA sono stati associati a una risposta immunitaria sovraregolata.
  • ACIDI GRASSI A CATENA CORTA (SCFA). Gli SCFA (acetato, propionato, butirrato) sono prodotti dalla fermentazione della fibra alimentare e dell’amido resistente da parte dei batteri intestinali e svolgono un ruolo importante nella salute del tratto gastrointestinale e nella protezione dalla disbiosi intestinale. Gli studi hanno dimostrato che gli SCFA hanno numerose implicazioni nel mantenimento della fisiologia intestinale. Mantengono la funzione di barriera intestinale, forniscono carburante alle cellule del colon (colonociti), regolano l’assorbimento nel colon di acqua ed elettroliti, recuperano i carboidrati non assorbiti, supportano i batteri benefici e modulano l’attività antinfiammatoria e antimicrobica. Svolgono anche un ruolo nel ridurre l’infiammazione, stimolare la guarigione e contribuire al normale metabolismo cellulare e alla differenziazione. Livelli bassi di SCFA possono indicare un’assunzione inadeguata di fibre, una popolazione batterica commensale sbilanciata o una salute intestinale compromessa
  • CRISTALLI DI CHARCOT-LEYDEN. Questo è un prodotto di degradazione dei globuli bianchi (eosinofili) ed è presente in pazienti con parassiti che invadono i tessuti e condizioni allergiche
  • I cristalli che vengono segnalati per motivi di patologie in corso o sospette sono: Charcot-Laeiden, Ossalatato di Calcio, Triplofosfato e Fosfati. La presenza di questi cristalli devono
  • indirizzare lo specialista medico ad ulteriori indagini diagnostiche (gastroscopia, colonscopia). La presenza di cristalli di Charcot-Leyden sono associati ad una risposta infiammatoria eosinofila,
  • tipica di manifestazioni allergiche o di infestazioni da parassiti ma il solo riscontro di questi cristalli non permette di formulare una diagnosi. La presenza dei cristalli di ossalato di calcio indirizza
  • il medico ad un sospetta diagnosi di ipocloridria digestiva. I cristalli di fosfatotriplo si ritrovano con maggior frequenza nelle feci alcaline.